Era il febbraio 1906, esattamente 112 anni fa, quando Montessori scrisse sul giornale “La Vita” un appello in cui si invitavano le donne italiane a iscriversi nelle liste elettorali politiche giacché nessuna legge lo vietava espressamente.
La legge, infatti, stabiliva che fossero elettori i cittadini italiani che avevano compiuti i 21 anni, che sapevano leggere e scrivere e che pagavano una determinata imposta annuale: le maestre sapevano leggere, scrivere e pagavano una determinata imposta annuale!
Montessori, in linea con i comitati pro-suffragio, invita le donne, in possesso dei requisiti legali necessari, a iscriversi nelle liste elettorali dei comuni di residenza. Il “Proclama alle donne italiane” del 1906 riprende quello affisso ai muri di Roma, in cui si legge: Donne tutte: sorgete! Il vostro primo dovere in questo momento sociale è di chiedere il voto politico (M. Montessori, “Per il voto politico alle donne”, in La Vita, 1.08.1906.)
Numerose donne (maestre, infermiere, ostetriche…) fecero richiesta di essere inserite nelle liste elettorali per ottenere il voto politico alle Corti d’Appello di Ancona, Palermo, Brescia, Cagliari, Firenze, Napoli, Venezia. Tutte le sentenze si conclusero con esito unanimemente sfavorevole, fatta eccezione per la città di Ancona.
In particolare, nella Provincia di Ancona, dieci maestre si batterono per l’iscrizione alle liste elettorali. Nelle stanze del Municipio di Senigallia e Montemarciano, anticipando di quarant’anni la conquista del diritto di voto e 10 maestre ottennero la tessera elettorale grazie a Lodovico Mortara, primo presidente della Corte di appello di Ancona, definito “il giudice delle donne” Da qui la dichiarazione di Montessori alla città di Ancona, definita patria.-
Mariangela Scarpini
Pedagogista e insegnante con differenziazione didattica a metodo Montessori
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